Ma poi l’hai dimenticata davvero? Sono anni che, finalmente, sei fuori dal “quel circolo”, quello in cui pensavi solo a lei (o lui) ed era divenuta un’ossessione, non facevi altro che rendere conto a te stesso delle volte in cui lei non ti cercava più, continuativamente, volte che per ciò solo si moltiplicavano a dismisura. Quel periodo in cui sei quasi finito a fare dello stalking, inviandole regali, poesie, messaggini tutti estremamente gentili, pur sempre assidui, fino a che non ti ha chiesto di non farlo più. L’altra ti amava ancora, ma tu non volevi farti vedere tanto distrutto e così facevi credere di essere un latin lover, di aver trovato tre anime gemelle, di uscire tutte le sere ed aver ripreso una vita nella piena normalità. In realtà, la cosa più normale che facevi era andare dalla psicologa a parlarle solamente di te, niente più traumi del padre o licenziamento, che peraltro rischiavi perché non sapevi più fare altro “che lei” ed anche al lavoro venivi o ripreso o evitato. Tutti gli amici ti avevano ascoltato per ore, per giorni, fino anche a mesi, ma poi hanno ceduto, si sono dovuti allontanare, e così tu andavi da amico ad amico fino anche al barman disposto ad ascoltarti parlare solamente di lei, per una notte. Molti di noi hanno vissuto un amore così, non di stalking ma di incredulità, “rassognazione” (quella fase che io ho definito tale dove ancora non ci si rassegna e si resta vincolati al sogno che l’altro possa tornare), amore tarpato, dolore, sensi di colpa, rancore.
Sono momenti eterni che non passano più fino a che, un giorno, passano.
Solitamente con un chiodo schiaccia chiodo. Si trova, infine, una persona bella più dell’altra, dolce più dell’altra, alta più dell’altra, anche famosa più dell’altra e ci si “accontenta” di tutti questi dettagli per dar vita ad una nuova storia d’amore e poter dire, a se stessi e al mondo gridare, “finalmente!”, “è finita!”, “amo ancora, amo un’altra, amo di nuovo, amo!”. Si procede in questo nuovo rapporto, che potrà durare per anni, e ci si sente quasi-felici. C’è qualcosa, c’è quel quasi, che però resta ed è indelebile. Sono passati davvero quei momenti eterni o sono semplicemente rimasti semi-eterni? Esiste, in un retrobottega del nostro cuore, la possibilità che resti fissa, indimenticabile, inossidabile, quella persona che agli altri si dice “finalmente ho dimenticato”? E perché torna nei sogni? Perché ogni volta che si litiga rientra dalla finestra della cucina pur essendo uscita dalla porta di casa? È possibile che certi amori, uno solo nella vita, per il calibro dello stesso, per come lo si è vissuto, per i traumi collegati, non sparisca mai più e si porti in vecchiaia?
È come una canzone, che rimane in testa e si canticchia, poi va via e poi ritorna: è stato provato dalla scienza che la canzone che resta in testa è quella della quale non si è ascoltata la fine, bisogna arrivare fino in fondo, a sentire l’ultima nota, affinché quell’earwarm – così è detto il motivetto fisso in testa che è come un vermetto dell’orecchio che colpisce i circuiti neurali – possa cedere ed allontanarsi dalla mente, smettere di essere canticchiato. Così quella storia, che mai è finita, non è mai finita e, per l’appunto, resta ferma, risale, annaspa, torna, agisce, concupisce, ottunde, rompe, colpevolizza, raggiunge, si sogna, non appena qualcosa non va. Se una storia non finisce non finisce, non si può farla finire con uno schioccare delle dita come un motivetto rock anni 70: se un amore non finisce, lo si canticchierà per tutta la vita.
Romina Ciuffa, 15 maggio 2025
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