TI AMO DA CANI E DA GATTI. L’amore per essere amore è sempre patologico. Non si spiegherebbe altrimenti il perché necessitiamo di legarci ad una persona costi quel che costi quando già c’è un tipo d’amore che potrebbe saziarci: l’amor proprio. È ottimo provare quelle emozioni verso un’altra persona che ti portano a prenderti cura di lei e a volerlo fare per sempre, pure se poi, in effetti, non solo non si fa per sempre ma nemmeno per poco, perché l’amore si guasta. Domandiamoci: perché tutti gli amori si guastano? Perché la prima parte dell’amore è passione, avventatezza, accudimento, eventuale matrimonio, forse figli, e poi la seconda parte è trascorrere l’intera vita a lamentarsi di esso e a trovare modi di ricucirlo?
Non è allora meglio l’amore per le bestie? Per alcuni, ahimè sì. Quello, in effetti, non passa mai, e l’accudimento sì che non può cessare ad un certo punto della relazione poiché l’animale ne morirebbe e non solo metaforicamente. Non a caso, chi non ha un amore molto spesso sceglie di farsi un cane o un gatto nel mondo occidentale del quale facciamo parte, o altri animali altrove. C’è chi arriva a dedicarsi al cavallo, ma almeno in questo caso si unisce all’accudimento l’hobby. L’amore per i cani è ormai giunto a livelli esagerati con l’acquisto di cappottini e addirittura scarpe e con un attaccamento morboso che rasenta antigienici e inaccettabili comportamenti di tattilità che spesso non si hanno nemmeno con il proprio partner. Agli animali domestici si lascia fare tutto, interamente predominare sulla persona e sulla casa, escono fuori i peli ovunque e cattivi odori ma “l’innamorato” non prova fastidio, anzi, è con essi perfettamente integrato ad onta di ciò che gli altri pensano di lui, quando impone la presenza dell’animale e tutto ciò che egli è, vuole, decide, fa. Ciò non accade con il compagno di una vita del quale, ad un certo punto, si perdono le tracce tattili e ci si limita a una convivenza spesso anche litigiosa dove si vuole sempre avere ragione, diversamente che con il cane, che ha sempre ragione perché è tanto tenero.
Tutto questo è ai limiti del ridicolo, eppure è una “piaga” piuttosto rilevante: preferire l’animale al partner, dargli più attenzioni, baciarlo in bocca senza ricollegare tale azione alle malattie e del tutto sostituirlo al primo. La gattara è quella figura di una certa età (solitamente dai sessanta in su, ormai anche in giù) che raccoglie per strada decine di gatti e li sublima per avere da loro, da tanti di loro, da tantissimi di loro l’amore che si vuole e dare l’incontenibile amore che ha e che non sa dove riversare perché sola, perché problematica, perché gattara (esserlo, spesso, è capo e coda dello stesso problema di solitudine). Idem fa il “canaro” che gira con quattro, cinque, otto cani al guinzaglio e li chiama per nome uno per uno o li impone a cena, nel locale, nelle visite agli altri. Come si può, a queste persone, richiedere un livello di pulizia del corpo e della casa, nonché della loro automobile (sulla quale “non salire” è il consiglio)? Anche volendo, come potrebbero garantire i requisiti minimi di igiene? È davvero possibile sostituire l’amore per una persona con l’amore per un cane? Dare a quest’ultimo molto di più che alla persona che si ha accanto? O del tutto procedere a sublimazione come meccanismo di difesa di chi è ancora solo nella vita o è divenuto solo?
È davvero giusto non dare al proprio partner per tutta la vita o per un giorno solo lo stesso livello di accudimento di un cane, o farlo per sempre come si usa fare col cane finché non muore (e si entra in un vero e proprio lutto)? Come si può andare in giro pieni di peli bianchi in un’auto puzzolente e poi urlare contro la persona amata perché non si trova una maglietta senza darle nemmeno un bacio con la lingua (né incorrendo incorrere nel rischio malattie)? Chiudo qui, o mi innervosisco.
Romina Ciuffa, 3 maggio 2025
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