L’AMORE PER GLI ATTACCHI DI PANICO. Ci sono persone che si svegliano con gli attacchi di panico tutte le mattine o quasi. Imputano questa sensazione di sospensione, di angoscia, di dolore misto ad ansia, come prima attribuzione, alla (qualunque) storia d’amore che stanno vivendo. Si sta male perché la storia non funziona, perché non soddisfa, perché si sa che si sta sbagliando nel portarla avanti – ecco perché gli attacchi di panico, queste botte d’ansia, l’angoscia perenne. In molti casi, in effetti, l’amore non aiuta: c’è quella componente di sicurezza che viene a mancare e, mancando quella, viene meno tutto il castello di carte costruito sulla propria vita. Si crede che, se l’altra persona si comportasse diversamente o magicamente cambiasse, sparirebbe tutto e il mostro verrebbe distrutto in mille pezzettini.
Poi ci sono quei momenti in cui con l’altro va tutto a meraviglia, la sicurezza dell’amore è raggiunta ed accolta, si pensa “finalmente la persona giusta”, ci si adagia sulla chimera della storia conseguita dopo anni di passaggi dolorosi, un trofeo da mettere nella vetrina, un traguardo raggiunto che dissiperà tutti i problemi che si sono avuti sino ad ora, perché l’amore può tutto. Ma no, l’amore non può tutto, esso non può niente se non essere amore. Nella maggior parte dei casi, infatti, anche quando l’amore è attaccamento sicuro e certezza, comunque ci si sveglia la mattina con gli attacchi di panico e si sentono tutto il giorno le morse angosciose del “non so”, quella sensazione che non fa né vincitori né vinti, che rende la vita invivibile, che fa domandare “perché proprio a me, perché proprio io, mentre gli altri, tutti, sono sereni?”, che fa sentire diversi.
Non è l’amore a far star male, nemmeno nel soggetto più dipendente. L’amore è solo lo specchietto per le allodole, quello cui aggrapparsi quando ci si sente persi e dire che a causa sua si vive attanagliati è la cosa più semplice. È estremamente comodo che la storia d’amore vada male o non funzioni: in questo modo si potrà evitare di fronteggiare il vero problema, il reale sé, i dragoni di fuoco che poco hanno a che vedere con l’amore ma sanno di abbandono, dipendenza, attaccamento, e spesso sono – lo dico con noia – legati al rapporto con i genitori e all’ambiente di crescita, altre volte riguardano tematiche completamente distanti quali la storia lavorativa, l’insoddisfazione nella vita, le frustrazioni, le aspettative deluse, tutte cose che nulla hanno a che fare con l ‘amore.
Ci sono persone, come me, che si svegliano tutte le mattine o quasi con gli attacchi di panico e che devono continuamente fingere con gli altri di stare bene a) per non annoiare, b) per non mettersi in una posizione inferiore, c) per essere visti come affidabili e forti. Quelle stesse mattine, anziché afferrare il telefono e scrivere un messaggio all’altro cui si addebitano le angosce convinti di poter colmare quel vuoto, è d’uopo alzarsi, respirare con forza, camminare fino al primo caffè, mettersi seduti e fare una lista reale delle problematiche che tormentano, escludendo l’amore. Questa lista la si metta in tasca, si porti una penna, durante la giornata si pensi a ciascuno dei punti segnati e, una volta passati al vaglio, li si depenni l’uno dopo l’altro. La verità è che dei nostri attacchi di panico siamo profondamente innamorati e, senza di loro, non sappiamo cosa fare, come in tutte le storie d’amore, non li vuoi lasciare andare, essi ci guidano nelle nostre scelte, giustificano i nostri no, danno un valore alle nostre frustrazioni. Il dolore è proprio come l’amore, affascina e provoca dipendenza. L’amore è solo una grandissima scusa per non soffrire delle cose giuste.
Romina Ciuffa, 19 maggio 2025
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