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SUL PEZZO

IL DIPENDENTE AFFETTIVO SIAMO NOI

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Più di quanto ci si possa accorgere le storie d’amore sono coniate dalla dipendenza, spesso malata, dall’altro. È malata quando si sta male, unica e semplice definizione. Il dipendente affettivo può giungere da una storia di vita nella quale gli sia stato negato qualcosa, o caratterizzata da un abbandono, da un forte lutto, da momenti metaforicamente o concretamente dolorosi verificatisi nei rapporti parentali, da un erroneo passaggio del bambino dalla fase di fusione a quella dell’individuazione attraverso un oggetto transizionale. Il dipendente percepisce l’amore come un obbligo che lo costringe ad essere sempre innamorato di diverse persone o della stessa, con connotati ossessivi; senza un oggetto d’amore qualunque si sente perso, privo di fondamenta, di identità. Prova sentimenti di colpa quando mette avanti a quelli dell’altro i propri bisogni, e tende a riparare con azioni a volte patetiche, spesso manipolative; si avvicina all’essere masochista perché soffrire è il suo modo per star bene; solitamente è un profondo egoista che riduce il partner ad oggetto attivo di conferma della propria esistenza, il «ti vedo» che era mancato.

Freddo manipolatore, sa gestire l’altro in maniera superba mentre lo consuma. Spesso l’amato non si accorge della manipolazione operata su di lui, altre volte anch’egli è codipendente o controdipendente (consapevolmente o meno) ed alimenta il suo estro di potere attraverso la vittima dipendente. Quando entrambi i soggetti abbiano connotati di dipendenza affettiva, la manipolazione sarà reciproca e la coppia si torturerà con continue, reciproche, richieste d’affetto, le più comuni delle quali sono le scenate di gelosia.

Il partner perfetto per il dipendente affettivo è il narcisista patologico o l’individuo sociopatico, figure che si incastrano bene con il desiderio di dare in continuazione, di corteggiare per essere visti, di amare anche senza amore pur di sentirsi vivi, di colmare il vuoto, note che il dipendente affettivo ha e di cui il narcisista può fare un egregio uso per alimentare il proprio ego. Al termine di una relazione, il soggetto dipendente soffre smisuratamente ma, a differenza degli altri che altrettanto soffrono, egli ha un obiettivo immediato: una volta lasciato solo in balia di se stesso, sentendosi privo di valore intrinseco, si mette subito alla ricerca di un nuovo partner per sostituire il precedente e colmare subito il vuoto ricreato, qualcuno che gli dica «aspettavo proprio te» dopo esser stato incantato con destrezza e disperazione.

Lo trova e con esso ritrova il senso di sé, dimenticando le pene subite per l’ex che tanto smisurate erano apparse: egli, infatti, non va alla ricerca di un partner, bensì di un «colmavuoto». Il suo tatuaggio riporta: chiodo schiaccia chiodo. Ciò è manifesto anche nelle relazioni sociali, ove tende ad essere particolarmente generoso per farsi accettare, spesso copiando gli altri e assecondandoli in maniera camaleontica per essere apprezzato, e svalutando la propria personalità che, da sola, non è affatto interessante – egli crede.

Chi non ha provato mai dipendenza o sentito la sua presenza all’interno di una relazione? Chi, nei dissidi con il partner, non si è domandato «perché non lo lascio?» rispondendosi «giammai»? Chi non ha amato a tal punto da sentirsi vincolato, stretto, apprensivo – chi, in breve, non ha mai provato, anche per un solo istante, la paura dell’amore tossico o l’amore tossico stesso? E chi, riconoscendolo in tempo, ha saputo mettere sé al primo posto, l’altro altrove? Eppure la tossicità rende l’amore una cosa immensa, primordiale, meravigliosa, piena di contraddizioni ma pur sempre piena. Colui che ha sperimentato l’amore tossico sa che sarà proprio quello l’amore che ricorderà. Essere proprietari legittimi di un amore tossico conferisce dei diritti sul dolore e sulla sofferenza, ma anche sulle emozioni più elevate, l’avvicinamento ad un sentimento celeste che rende giustizia allo sforzo umano di combattere avverso le difficoltà, senza rinunciare all’altro ma impegnandosi perché sparisca la dipendenza, la tossicità che riduce chi la prova ad un rubinetto che sgocciola, e resti solo quell’invidiabile, grandissimo amore, ma spurio.

Romina Ciuffa, 20 maggio 2025

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