Una delle cose di cui meno ci rendiamo conto ed eppure facciamo tutte le sante mattine è guardarci allo specchio. È un gesto consueto, ordinario, aprire gli occhi, lavarsi i denti, trovarsi dinanzi noi stessi tutti i giorni al risveglio. Non ci rendiamo mai conto di chi siamo, che siamo noi, che abbiamo una consistenza, che pensiamo, che ci stiamo guardando. Ci immettiamo in una giornata qualunque, piena di problemi, e per il sol fatto di non esserci guardati attentamente probabilmente attiriamo problemi ancora più numerosi o gravi. Accade questo perché non prendiamo consapevolezza di noi stessi tutte le volte che dovremmo. A volte ci si guarda poco perché si vuole evitare di vedere quelle rughe, quelle cose che appaiono con l’età ma che non si vuole vedere; a volte semplicemente perché si ha fretta. Ebbene, quelle stesse rughe dobbiamo imparare ad apprezzare, quello stesso volto corrucciato, a volte triste, a volte arrabbiato, quello sereno e gioioso per nulla. Tutto va apprezzato, la mattina allo specchio bisogna render conto per trovare il coraggio di gridare: “Buongiorno amor proprio!”.
Durante la giornata troviamo mille riflessi di noi, specchi nei negozi, in palestra, vetri molto puliti, finestrini delle automobili, ovunque è riflesso il nostro aspetto e ovunque proiettiamo la nostra consistenza con una forza innata, quasi temibile, ma anche di questa non ci accorgiamo. Siamo troppo presi a vivere la vita di qualcun altro, di coloro che sì ci rendiamo conto di vedere, con i quali abbiamo a che fare tutti i giorni o una volta sola, ci succhiano vivi. Dedichiamo a costoro lo spazio che è per noi stessi, quello specchietto retrovisore nel quale dovremmo guardarci per impugnare bene gli occhiali da sole e sentirsi grandi attori di cinema francese. Trascorriamo le giornate senza badare ai nostri riflessi, sia pur riflettendo, eppure dovremmo gridare, ancora, “Buon pomeriggio, amor proprio!”.
Infine giunge la sera, che sollievo diciamo, come se la nostra vita non fosse utile, non dovesse che essere vissuta la sera per cenare ed andare a dormire, o per uscire a volte, dimenticando interamente l’importanza della giornata, comunque essa sia trascorsa, che fa pienamente parte della nostra vita come tutti quegli specchi che abbiamo intercettato e dove la nostra immagine si è posata per un attimo, mentre noi badavamo ad altro. Arriva la sera e ci ritroviamo di fronte, forse, allo stesso specchio della mattina o ad un altro simile di un altro bagno, sempre di fronte alla nostra immagine più stanca della mattina, forse più fiera perché, poco prima di andare a dormire, ci si sente sempre più forti per l’ottundimento che si aspetta e che sembra semplice da affrontare ma che, in realtà, è ancora più difficile di tutta la giornata trascorsa perché ad essa dovrà rendere conto attraverso le posizioni dell’inconscio. Eppure dovremmo urlare, ai quattro venti: “Buonanotte amor proprio!”.
Specchio specchio delle mie brame, nel mio reame io ti guardo, mi vedo, sono la forza in cui io credo, tu rifletti, tu rifletti, mentre vivo tu rifletti il mio volto disarmato: io mi guardo e sono amato!
Romina Ciuffa, 14 maggio 2025
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