SOLO RAPPORTI OCCASIONALI

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SOLO RAPPORTI OCCASIONALI. Mi viene da pensare che al giorno d’oggi l’amore sia più patologico di prima, di quanto non ne abbiamo sperimentato e sperimentiamo noi, non perché stiamo peggio o siamo cresciuti, piuttosto perché ne abbiamo più paura visti i rapporti che vediamo attorno a noi, la presenza del divorzio, i tradimenti che tutti tranne la persona interessata sanno avvenire in giro. L’amore è vissuto più all’acqua di rose come un “l’importante è non stare da soli” e non c’è modo di calmare la bestia: senza l’amore non vivo, ma l’amore non è un rifugio sicuro – ergo, sto male. Poi però mi accorgo che noi stiamo lungamente meglio nello stare peggio dei nuovi giovani.

Non è da sottovalutare l’essenza malefica dei nuovi media che impediscono l’esame di realtà e impediscono di vivere le cose “per davvero”, nascosti dietro quello schermo ad intensa luminosità che un po’ come il luccichio per le gazze ladre attira. Un giovane sedicenne giorni fa mi ha detto: “Adesso solo rapporti occasionali”. L’ho guardato come si guarda un polipo che parla o una sirena che canta, con occhi fissi nel vuoto, cercando di capire cosa per lui volesse significare avere “rapporti occasionali”, e gli ho detto: “Ma che stai a dì”, proprio così, in romano. Rapporti occasionali per lui stavano a significare nessuna complicazione, ci si scrive sui social e si chiede già direttamente cosa succederà: “solo sesso” o “cinema”, ma viene tutto messo nero su bianco. Queste generazioni hanno perso l’ansia da prestazione (sebbene ne abbiano in effetti molta di più, ma evitano di provarla) o la scommessa del corteggiamento, ormai è tutto svelato via chat e prima, è deciso così. Non c’è più quell’angoscetta sottile, presente, che muove l’appuntamento, l’ansietta, “e sento crescere la voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria di morir d’amore insieme a te” non vale più. Inoltre, i giovani escono insieme anche a tredici, quattordici anni, quando noi ce lo sognavamo e probabilmente stavamo ancora appresso alle sorpresine del Mulino Bianco, di certo senza telefoni o schermi che non fossero un VHS. L’amore patologico ora si crea già e direttamente a partire dalle basi, dalle modalità comunicative invalse che di comunicativo hanno poco.

Le canzoni di oggi, i reality, i social sono gli spacciatori di tali metodi, Maria De Filippi è una delle prime colpevoli, insieme a Signorini, Maionchi e molti altri, di tale precipizio, di valori falsi, mentre tutte le altre donnine (maschi e femmine stereotipati ed indistinguibili) rifatte insegnano a mostrare un’apparenza uniforme (e priva di gusto estetico) dove l’omogeneità è più importante delle differenze. A scuola si spiega il bullismo per prevenirlo o curarlo, ma a fronte di tale utile risorsa si ha la negoziazione con i figli, da parte di genitori, di qualunque cosa, e l’impossibilità per gli insegnanti di ottenere alcunché da quei bambini o giovani viziati, che hanno rapporti occasionali anche con la scuola, che pretendono il telefonino e si interfacciano solo con quello (ma con esso non hanno rapporti occasionali, vi sono appiccicati).

Non stupiamoci allora se nostro figlio un giorno di questi ci dirà “no mamma, voglio rapporti occasionali anche con te”, e se, ove mai dovesse innamorarsi, soffrirà le pene dell’inferno: la sua analfabetizzazione emotiva è alle stelle. Spegnetegli quelle tv, toglietegli quel telefonino, meglio farlo sentire un minus habens che farcelo diventare.

Romina Ciuffa, 24 aprile 2025

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