SIAMO STATI TUTTI ABBANDONATI

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SIAMO STATI TUTTI ABBANDONATI. Siamo stati tutti abbandonati, dal primo trauma infantile: quello del distacco dalla madre al parto. Per questo siamo tutti portati a provare crisi abbandoniche. Si parla tanto, in psicologia, di madre buona e di attaccamento sicuro, ma questi due elementi non potranno garantirli né la madre buona né l’attaccamento sicuro, meglio detto: essi non bastano a se stessi. Qualunque cosa potrà sortire l’effetto, in infanzia. in adolescenza, di sentirsi abbandonati. Un bambino piccolo potrebbe avere crisi in tal senso tutte le volte che la mamma lo lasci al nido. Il solo fatto di togliersi dal radar del bambino può arrecare danno abbandonico. Anche il viziare può portare a questo, quando si vizia per non amare.

Così cresciamo, e non ricordiamo nemmeno più quell’angoscia mattutina di quando nostra madre ci lasciava alle maestre – di essa non ci rendevamo conto, ma era presente. Pur non ricordando, e pur avendo coltivato un attaccamento sicuro, possiamo da grandi continuare a soffrire dell’assenza dell’altro significativo, domandandoci perché non possa restare sempre con noi, al nostro fianco, costi quel che costi. È uno dei problemi più grandi dell’amore ed anche quello che lascia una coppia ferma su se stessa, senza il coraggio per i due di lasciarsi. I partner non vogliono provare quell’orribile emozione e tormento di abbandono e sono disposti a fare di tutto purché la relazione funzioni o torni a funzionare. In questa fase, appena l’altro posa gli occhi sul non-me, si sta subito male, si prova gelosia, possesso, terrore. Siamo tutti stati abbandonati e possiamo tutti comprendere cosa ci fa rimanere pur sapendo che andare sarebbe la soluzione a tutto il male.

Siamo tutti stati abbandonati, ma alcuni di più, e sono coloro che generalmente soffrono di attacchi di panico, ansia, angoscia frequenti o fissi, solitamente quando il partner non dà a sufficienza, è freddo, non ricopre di attenzioni il sofferente. Quest’ultimo, dal canto suo, non ricorda quanto in tutte le sue storie precedenti lui abbia sofferto quando la coppia si fosse sfaldata, e più relazioni abbia avuto – anche le meno importanti, le più brevi – più ha seguitato a logorarsi, ogni volta come fosse l’unica. Se solo riflettesse su quanto questo meccanismo lo abbia in pugno saprebbe che c’è sempre fine ad una crisi abbandonica, e avviene quando si trova il coraggio di abbandonare, finalmente. L’abbandono finisce quando si abbandona. Quella sensazione di libertà, dopo che si è sofferto tanto, è in grado di darla solamente un abbandono attivo.

Ricordiamo le nostre madri che, lasciandoci a scuola, ci lasciavano; ricordiamo padri distratti o troppo presi dal lavoro che dicevano svolgevano “solo per noi” (instillando anche sensi di colpa); ricordiamo notti nel lettone dei genitori come un SOS, una richiesta di aiuto. In quella che è l’esplorazione del bambino possono formarsi, se il caregiver assume atteggiamenti contrastanti, un attaccamento ambivalente o un attaccamento insicuro – queste forme di attaccamento ci condanneranno a vita. Sentiremo sempre un senso di abbandono che ci ricorderà nostra madre e ci consentirà di sentirla ancora vicina, paradossalmente. Ricorderemo quando lei tornava, quando ci accarezzava, e dimenticheremo la sua assenza.

Tornando alla coppia, chi soffre di crisi abbandoniche per qualsivoglia motivo non saprà lasciare, il suo amore somiglierà alla dipendenza ma, ancor di più vi somiglierà il suo non-amore, la fine dei suoi sentimenti sarà il trigger per una dipendenza ancora più tossica, malata. che non consentirà, spesso mai, di chiudere una relazione già finita. Grazie mamma, grazie papà.

Romina Ciuffa, 21 maggio 2025

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